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Coronavirus, le imprese toscane del turismo chiedono lo stato di calamità.

In una nota congiunta Confcommercio Toscana e le associazioni regionali del turismo Confturismo, Federalberghi, Fipe, Fiavet, Faita e Res Casa esprimono la loro forte preoccupazione per lo sviluppo degli eventi e invitano ad adottare misure valide a sostenere le aziende in questo periodo, come la moratoria sui mutui, lo slittamento del pagamento dei tributi e delle rate della Rottamazione ter in scadenza il 28 febbraio.

“Guardiamo con grande apprensione a quanto sta accadendo per l’emergenza Coronavirus, anche per l’impatto devastante che sta avendo e avrà sulla nostra economia”. Lo scrivono in una nota congiunta Confcommercio Toscana e le federazioni regionali che all’interno del sistema Confcommercio rappresentano le imprese del turismo: Confturismo, Federalberghi per le strutture ricettive, Fipe per i pubblici esercizi, Fiavet per le agenzie di viaggio, Faita per i campeggi e Res Casa per le case vacanze.

 

“Le giuste misure di sicurezza imposte dalla necessità di arginare il contagio, aggravate dall’effetto psicosi che si sta scatenando in questi giorni, stanno producendo risultati devastanti per l’unico comparto che anche nella nostra regione sta dimostrando negli ultimi anni di reggere la crisi, sostenendo occupazione e produzione di ricchezza. Uno stop alla crescita del sistema turistico, che vale da solo oltre il 10% del Pil toscano (senza contare l’indotto che produce), significa perdere una parte importantissima della nostra economia”, scrivono le associazioni di categoria.

 

Confcommercio Toscana e le federazioni regionali del turismo chiedono quindi alle autorità, in virtù dell’eccezionalità della situazione, di “dichiarare lo stato di calamità, adottando misure valide a sostenere le aziende in questo periodo, come la moratoria sui mutui, lo slittamento del pagamento dei tributi e delle rate della Rottamazione ter in scadenza il 28 febbraio”.

 

“A spaventare di più gli imprenditori – spiegano nella nota - è la totale imprevedibilità della situazione, che si evolve con una rapidità sconcertante. Non possiamo che affidarci a quanto ci dicono le autorità sia per fare previsioni economiche anche nel breve periodo sia per dare indicazioni operative ai nostri associati su come comportarsi in azienda”.

 

 “Già in questo primo scorcio del 2020 era preoccupante l’assenza dei turisti cinesi, che a fine gennaio avevamo quantificato in una perdita di oltre 123 milioni di euro l’anno nella sola area metropolitana di Firenze, sulla base della spesa abituale dei turisti cinesi fra vitto, alloggio, ingressi ai musei e shopping di vario tipo. Ora si aprono scenari che possono arrivare addirittura al blocco totale dei flussi turistici e degli eventi”.

 

“Ci auguriamo che la situazione si ricomponga  nel minor tempo possibile, ma soprattutto che siano evitati sensazionalismi inutili, che hanno come unico effetto l’isteria collettiva. Facciamo quindi un appello anche a tutte le forze politiche, affinché perché nessuno strumentalizzi quanto sta accadendo per motivi di parte, giocando sulla pelle delle persone e delle imprese”.

 

Intanto, a livello nazionale in queste ore Confcommercio sta lavorando insieme alle istituzioni e alle altre parti sociali affinché vengano approvate le seguenti linee di intervento:

  • sospensione dei contributi e premi come già avvenuto per gli eventi sismici;
  • previsione di una indennità fissa per lavoratori autonomi interessati da sospensioni delle attività, di entità da stabilire, seguendo come esempio le misure adottate in occasione di terremoti, alluvioni, ponte Morandi, ecc;
  • estensione delle previsioni delle causali del Fondo Integrazioni Salariali alle imprese non ricomprese e previsione della cassa in deroga per chi ha solo la cassa straordinaria non computandole nei termini massimi di cassa integrazione o FIS;
  • coordinamento con il Ministero della Salute per adempiere alla previsione dell’ordinanza del Ministero della Salute che attribuisce ai datori di lavoro l’onere dei controlli della idoneità al lavoro nei luoghi in cui le attività commerciali o di trasporto e logistica siano considerate servizi pubblici essenziali;
  • i lavoratori che non potranno recarsi al lavoro non dovranno essere considerati in malattia ma rientreranno nelle fattispecie di sospensione in cassa integrazione.